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OK“Alcuni oggetti rituali hanno la perentoria presenza di un richiamo assoluto. Tutto è ai minimi termini, tutto è rigore, necessità. Un’economia che allude, tuttavia, alla massima ricchezza: in una retta vi sono tutte le rette, in una curva, tutte le curve, in uno spessore tutti gli spessori. È il grande mistero dei manufatti umani, che prendono la materia e ne fanno qualcosa di alieno, un ‘chissàdove’ che forse è anche origine.
Ecco, questa poltrona in fusione di alluminio - insieme alla versione chaise longue e al tavolino che le accompagna, una sorta di UFO giunto da tempi lontani - è di questo che parla: perciò fatele spazio e lasciatela dire.“
Piero Lissoni, Living Divani.
La poltrona nei suoi quattro colori, alluminio, blu, rosso e nero.
La poltrona nella versione nero lucido. Misura 69 x 63 cm e 68 cm di altezza totale.
La chaise longue della stessa famiglia nella versione nero lucido.
La chaise longue nelle versioni nero lucido e alluminio.
Un dettaglio della curvatura dello schienale.
Il tavolino che accompagna le sedute nella versione rosso lucido.
I tavolini nelle versioni nero lucido e alluminio.
“Ecco una famiglia di oggetti lacunosi: per strada si direbbe abbiano perso tutto, facendo di necessità virtù. Così ora sono avvezzi a mostrarsi nudi, spogliati, come se da un momento all’altro volessero volatilizzarsi, scomparire, e al loro posto lasciare un bellissimo vuoto. Hanno perso tutto, ma non l’essenziale, ovvero l’identità: quella resta, così come capita a certi aracnidi filiformi, dalle zampe lunghe, elegantissime. Creature che non hanno bisogno d’altro che della leggerezza per sbrigare le faccende quotidiane. Una famiglia di sedie e tavoli destinata a persone che si accontentano di niente senza dovere rinunciare a nulla.“
Piero Lissoni, Living Divani.
Un dettaglio del tavolo dagli spessori ridotti al minimo.
La sedia e due poltroncine della famiglia filiforme.
“Attenzione: questo tavolo si muove, ma non è un banco da lavoro. Però non è neanche un tavolo tavolo, è entrambe le cose: infatti ha natura anfibia. Nasce dalla fascinazione per la meccanica e per il mostrare ciò che di solito è nascosto. Ma anche dalla sfrontatezza di pensare che uno strumento di lavoro può vestirsi di cristallo e non sfigurare, come accade a certi personaggi delle fiabe. Così voi potete usarlo come vi pare: alzarlo, abbassarlo, a seconda di quel che vi serve. I più piccoli, come l’architetto che l’ha progettato, si divertiranno a vederlo salire e scendere, a pensare di avere in casa un oggetto scappato da un’officina e diventato il più fedele animale domestico.”
Piero Lissoni, Living Divani.