Memphis, il ritorno in Triennale

Colori shock, forme asimmetriche, materiali poveri e un tocco di glitter a impreziosire il tutto. La Triennale di Milano fa un tuffo negli anni Ottanta con Memphis Again, la mostra che celebra l’iconico collettivo nato nel 1981 in casa Sottsass.

Vasi, lampade, tavolini, librerie (una su tutte la celebre Carlton di Ettore Sottsass): sono oltre 200 i pezzi esposti che raccontano la storia di un’epoca e di un movimento che ha ribaltato i dictat del design. Curata da Christoph Radl, la mostra è organizzata in due metafore: da una parte la passerella, esplicita allusione alle sfilate di moda, ma al contrario perché qui i “modelli” restano immobili e sono i visitatori a muoversi tutto intorno. Dall’altra, la scenografia in perfetto stile disco anni ’80, con scritte degli autori che appaiono e scompaiono proiettate sulle pareti.

L’atmosfera è decisamente festaiola (in sottofondo c’è persino la colonna sonora del dj Seth Troxler) e animata da forme inedite, volumi asimmetrici, vocabolari stilistici liberi e irriverenti e materiali di carattere, spesso inaspettati. Basti pensare al laminato lucido o opaco, brillante e colorato: un materiale “povero” che rompe i confini tra cultura alta e bassa e ibrida lo stile deluxe con quello del quotidiano. E ancora vetro e ceramica, protagonisti assoluti del laboratorio creativo di Memphis, diventato in poco tempo vero e proprio fenomeno culturale. Anche se il collettivo ha avuto vita breve (1981-1986), infatti, il suo modo di intendere il design, con quell’afflato liberatorio che ha rotto tutti gli schemi precedenti (del design minimale e iper funzionale), ha segnato un punto di svolta che ancora definisce il “nuovo” design che ne è scaturito.

Anticonvenzionale, emozionale, a tratti chiassoso, il design di Memphis firmato da designer del calibro di Michele De Lucchi, Andrea Branzi, Ettore Sottsass, Matteo Thun, Marco Zanini, Nathalie Du Pasquier, Barbara Radice, George J. Sowden, Aldo Cibic, Masanori Umeda e tanti altri, è entrato, in meno di un decennio, nella storia.

Saranno state le forme ardite, i colori accesi, l’estetica kitsch – calibrata al punto giusto, o quel mix inedito di stili che sa tuttora di libertà: fatto sta che basta affacciarsi all’ingresso della mostra per sentirsi investiti da un’energia vibrante e coinvolgente, e ritrovarsi come per magia proiettati in un night club dove rimbombano pensieri e riflessioni di critici, architetti e designer.

L’antologica non vuole essere un omaggio al movimento o un semplice racconto storico e cronologico, ma piuttosto una riflessione, alla Sottsass, sulle possibilità espressive e culturali di un design che sa andare oltre il marketing, oltre le mode. Come diceva lo stesso Ettore Sottsass “una specie di iconografia della non cultura, di una cultura di nessuno (non di una cultura dell’anonimo), ma l’iconografia di una cultura non usata e non usabile, non perché non c’è, neanche perché non si usa, ma perché non si guarda, perché non si prende in considerazione, perché non c’entra, perché sembra non esistere nella cultura che si sa, e forse addirittura non produce cultura”. La “cultura di nessuno” che ha fatto la storia del design.

Dove: Memphis Again, Triennale Milano, viale Alemagna 6, Milano
Quando: fino al 12 giugno 2022

 

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